Il mondo di Graeme Sims tra scrittura e arte figurativa
Se l’amore è alla base di ogni conquista teorica e letteraria di Graeme Sims, lo è anche delle sue espressioni figurative realizzate con varie tecniche: disegno a matita, acquerello, olio. Quelle curate nel tempo libero che la professione di capoufficio e direttore creativo della sesta più importante agenzia pubblicitaria del mondo gli permetteva. Si presenta pertanto ora al suo pubblico con una serie di dipinti a olio che raffigurano lo scorrere delle stagioni nel Galles, la parte della Gran Bretagna in cui risiede. Ne propone scorci paesaggistici che sono veri e propri tuffi nell’anima dei luoghi e degli elementi naturali. L’aria di casa con i suoi fiori selvatici, le brume, i cieli cangianti, lo ispira a ricercare la poesia del quotidiano, scendendo nel cuore semplicemente perfetto delle cose. La sua è un’arte senza dubbio evocativa, fatta di atmosfere da cogliere, di luce da godere. La fenomenologia del creato è, dunque, al centro della ricerca di Sims, negli aspetti più materni e rassicuranti. Gli stessi che lo portano a penetrare il mondo degli animali perché “dentro di noi conserviamo ancora la memoria di come eravamo” (Graeme Sims, Una meravigliosa vita da cani, Sperling & Kupfer, 2011, p. 6) e, se vogliamo recuperarla, dobbiamo essere pronti a lasciare ogni frenesia attuale per permettere ai nostri sensi di dilatarsi fino a riscoprire gli istinti primigeni che ci distinguevano. Così, osservando la scena invernale nell’immagine, vi si percepisce il senso di infinito che è principio e fine ultimo di ogni cosa. E la luce dalla nuance malva che la permea non è un mero principio ottico, ma una sostanza morale i cui riflessi riappaiono ai nostri occhi come se fosse la prima, suggestiva volta. Mentre in noi dilaga la gioia della scoperta.
Irene Navarra / Quaderni di critica / Artemisia Eventi Arte / Graeme Sims/
4 febbraio 2012