Per Vanja Strle
Vanja Strle sa il valore del tempo, lo percepisce nel suo dileguare come unico e irripetibile. Così se ne appropria vivendo intensamente l’attimo mentre si fa soffio, visione. Lei, al centro di un universo fulgido di bagliori, raccoglie certezze proprio perché, saggia di quanto ha visto e accettato, non cerca più nulla. Apre il cuore alla natura che è vita e morte. Cristallo il suo presente, brilla di per sé, si nutre in sé, mentre il passato e il futuro non hanno vigore se non di ricordo proteso oltre il limite. Vale la pace della consistenza persuasa che esorcizza il lontano. Là può trovare un senso. E allora la sua linfa scorre impetuosa, portando amore in unità profonda. Da Donna selvaggia penetra l’anima del Tutto, si riconosce in miti primigeni e poi, confusa in essi, inventa formule per rituali di armonia. La dimensione è quella della cantastorie di ascendenza orientale, rapsodica: bastone di nocciolo in mano, capelli e veste al vento, un fiume di parole dalla bocca. I versi sono carne nervi sangue. Si aprono a conchiglia, mostrano la via dell’esistere autentico.
Irene Navarra / Quaderni di critica / Artemisia Eventi Poesia / Vanja Strle /
22 gennaio 2011