Superbamente atroci
per grilli canterini disseminate
a bella posta lungo fossi e strade.
Tu credi che la tramatura stretta ti tornisca
il canto e spieghi gioioso le tue note
per l’unica ragione che la voce è libera di andare.
L’assolo è stato scritto milioni di deliri fa.
Con ripetute tempere d’acciaio
te l’hanno saldato nel cervello.
Ci cadi continuamente, dentro le trappole disseminate lungo il cammino della vita. Scivolando tra sassi, sterpi, fili d'erba e corolle variopinte, negli occhi l'abbaglio dei colori. Da creatura illusa resti in una subdimensione ambigua. Niente inizi, niente svolgimenti/scioglimenti, solo le geometrie degli obblighi scambiati per frutto d'amore. Un trantran assassino che credi di poter ingentilire con l'arte. Qualsiasi forma d'arte. E quando la voce intona un canto o la mano verga segni, le sbarre ti si assestano salde attorno. La Bellezza di questo Non-Mondo pensato milioni di deliri fa è che non ti accorgi dell'inganno. Tranne che in momenti come questi. Se un'intuizione folgorante ti spacca il cervello. Così si ferma il canto e la mano smette di volare.
Allora, forse, Dio non canta.