L'anima avvolta
e ancora là, nel centro, da ogni lato ben
visibile. Tribune attorno all'ancheggiare
disumano da sirena nell'acquario.
Le hai provate tutte per riemergere dalla palude in cui ti trovi a boccheggiare sul filo pietoso dell'aria oltre il respiro. Hai persino scelto di esibirti al pari di uno stravagante fenomeno. Quasi da circo.
Tu, sovrana dell'improbabile.
Tu, star dell'assurdo.
L'hai fatto.
Così, le pareti di cristallo della provvisoria teca in cui (finalmente) credi di esistere, penetrano nella tua sostanza originale come protesi maligne. Contaminando ogni purezza. Allora non c'è più mito che tenga, leggenda che regga. La vergine è stata seppellita viva o appesa al ramo del mirto sacro nel recinto di Afrodite. È lo stesso. Sempre e solo di morte si tratta. Sarà materia di rigenerazione nel gioco alterno del fare e disfare. Ma... l'anima sopravvive al sacrificio? Diventa anch'essa elemento di computo? Batte forse il tempo del nulla in cui solo l'assenza sgrana asettici rosari?
Nel collage grafico la fotografia d'arte di Silvia Valenti My soul and me, 2013