In me

Anche ora, a distanza di anni da questi versi, ritrovo in me le stesse sfasature.
Stagioni mai trascorse.
Ingenue conoscenze di tempi e luoghi.
Forse, inattendibili.
Forse, semplicemente ambigue.
Così le percezioni si rarefanno.
E i sensi scivolano in un Altrove generoso di ricchezza e varianza.
Sospesa tra orrore e bellezza, seguo strade.
Con il respiro inarcato dentro, a costruire città di sabbia friabile che si erodono portando in sé quanto resta dei pensieri.
Allora - conscia solo della rotondità perfetta di una bacca in cui si arrota e sale un battito purissimo, o di una minima sillaba di gelso - sono destino.
Nel dilagare esatto del nostro inconfutabile
Essere.
Niente.


Determinata voglio non guardare.
Ma gli occhi hanno palpebre di vetro.
E sono tanti quanti i pori della pelle.

(Vedere sempre è una maledizione.)

In Dettagli, Vetro I, EdL, 2005