Adesso, dopo tanto rotolare
Adesso, dopo tanto rotolare, temo
di avere il dono dell’invisibilità.
Pensavo di dover comparire,
non di sparire tra le fenditure,
negli interstizi, nelle distrazioni
delle connessure, negli stridii
scontrosi, nei cigolii.
Bramavo uno sbattere di porta.
Uno sbam sostenuto che scuotesse
le infinite scaglie sovrapposte
in sagome gratuite e un poco strane.
Invece mi assottiglio. Forzosamente.
Inevitabilmente. Imparo come limarmi.
di avere il dono dell’invisibilità.
Pensavo di dover comparire,
non di sparire tra le fenditure,
negli interstizi, nelle distrazioni
delle connessure, negli stridii
scontrosi, nei cigolii.
Bramavo uno sbattere di porta.
Uno sbam sostenuto che scuotesse
le infinite scaglie sovrapposte
in sagome gratuite e un poco strane.
Invece mi assottiglio. Forzosamente.
Inevitabilmente. Imparo come limarmi.
16 novembre 2014.
Sono giorni duri, questi miei. Pensare all'estinzione non aiuta. Mi ci vorrebbe Il violinista pazzo di Pessoa per guida. Con lui traghetterei ad altre sponde seguendo la musica selvaggia che qualche volta mi travolge. E poi costringo a dileguare perché esalta la sostanza.
Devo imparare a spegnermi.
Così soffoco note mentre chiudo tutti i miei magnifici strumenti in luoghi inaccessibili. Lascio, però, delle reliquie stinte. Pezzetti di giornali senza linfa a complicare un mondo percorso da simboli insinuanti. Parole sempre più sottili.
Un flauto suonato in sordina.
Il vento che mi porta via.